STORIA
La Storia di un Luogo e la Storia di una Famiglia
Nel maggio del 1956 la giovane Filomena Buraschi si trasferì nell’allora “casetta con due camere, senza luce, senza acqua e senza strada” per accudire il padre Lorenzo che qui aveva portato solo un materasso e la statua di Sant’Antonio.
Di giorno si occupava di togliere spini, ortiche e rottami che le impedivano di raggiungere il pozzo dell’acqua mentre la sera, con la “lampada a carburo”, terminava i lavori di ricamo che le venivano commissionati e che fino ad allora l’avevano sostentata da quando, poco più di una bambina emigrò in Francia per supportare la famiglia.
Filomena aveva perso in condizioni tragiche il marito, Tullio Campana, carabiniere che venne brutalmente fucilato dai fascisti. Pochi anni dopo, anche il figlio maggiore, Giandomenico, morì in seguito alla sofferenza causatagli dagli eventi che hanno coinvolto il padre.
Valle Santa Felicita è stato per Filomena un luogo di rinascita.
Qui, “la Mena”, come affettuosamente la chiamavano tutti, rinnova la sua forza e per amore del figlio più piccolo – Nazario – e per il carisma che aveva da sempre accompagnato la sua famiglia di origine, inizia col vendere qualche panino e vino ai soldati che venivano in Valle a fare esercitazioni. Le difficoltà erano molte visto che la strada per raggiungere la Locanda era impervia.


Non c’erano le strade e solo la ditta Trevisani di Bassano l’aiutò, perché “gli facevo pena ed essendo cose da poco, aspettavano che io le vendessi per pagarli”, diceva!
Poco tempo dopo il papà Lorenzo, allora 88enne, progettò il piano superiore con inizialmente solo tre stanze. Il lavoro aumentava e la Mena stava sveglia di notte a preparare pasta, polenta e sopressa. Ogni autunno, con i soldi guadagnati dall’estate, chiamava un muratore e chiedeva cosa avesse potuto fare con i soldi che le erano rimasti. Così ogni anno cresceva un pezzo di muro, una camera o qualche altra cosa. Cresceva anche il piccolo Nazario che avrebbe raccolto l’eredità della sua mamma che di lui diceva essere “la sua forza e la sua preoccupazione”, che ha tanto amato.
Nazario completati gli studi, si dedica con passione alla cura e allo sviluppo dell’attività, che da “Locanda”, negli anni ’80, diventa albergo. Il ristoro, l’accoglienza, la disponibilità e l’aria di casa sono valori che sono intrisi in questo luogo e che si respirano anche oggi.
Molti stranieri, ma anche molte persone del luogo hanno trascorso momenti felici tra le mura “dalla Mena” come matrimoni e battesimi nella grande sala, che fa sentire chiunque a casa.
Oggi l’Albergo dalla Mena è alla quarta generazione con le figlie di Nazario e con le sue 32 camere, che anno dopo anno sono stata ristrutturate, ampliate e modernizzate e di cui la Mena andrebbe sicuramente fiera.